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Il 7 giugno scorso, presso il Salone d’Onore del Coni a Roma, è stato presentato il Rapporto del Censis “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”

Sono quasi venti milioni gli italiani che fanno sport in modo saltuario o continuativo. Di questi, oltre otto milioni e mezzo sono donne e rappresentano il 43,3% del totale degli sportivi. Considerando che le donne sono il 51,1% della popolazione, è evidente che persiste un divario di genere nello sport, che però si è andato progressivamente assottigliando negli ultimi anni in cui sono cresciute soprattutto le atlete agoniste. Questo e molto altro è emerso dal rapporto del Censis dal titolo “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”.

“Lo sport promuove i valori di inclusione, cooperazione e rispetto, ma purtroppo, anche in questo ambito, permangono, talvolta, disparità e squilibri di genere che occorre eliminare attraverso una pluralità di azioni”, ha commentato la vice presidente vicario del Coni Silvia Salis. La quale poi ha aggiunto: “Dove il talento delle donne non è adeguatamente valorizzato o considerato o, peggio ancora, è umiliato, le conseguenze pesano sulle loro vite e sulla società nel suo complesso, che si trova a dover fare a meno di risorse preziose per capacità e competenze. Quello delle donne, e delle donne che fanno sport, è un contributo fondamentale alla crescita dei territori e di tutto il Paese”.

Il 29,2% delle donne con tre anni e più pratica almeno uno sport (venti anni fa era il 23,3%), e di queste sei milioni e mezzo (il 21,8%) lo fanno con continuità (venti anni fa era il 15,7%). Restano ancora escluse da questa pratica di massa 12 milioni di donne (40,6% del totale).



LE DONNE TRA SPORT E LAVORO
Dallo studio Censis emerge come la donna che fa sport non stia solo meglio fisicamente e mentalmente, ma sia anche più inserita nella società: lavora, studia e aderisce a stili di vita e modelli di comportamento più evoluti e responsabili. Le sportive possiedono titoli di studio più elevati di chi fa una vita sedentaria: il 26,9% è laureata e il 36,5% è diplomata, contro, rispettivamente, il 9,7% di laureate e il 27,3% di diplomate che non praticano sport. La donna che fa attività motoria non solo studia di più, ma lavora anche di più: tra le over quindicenni che fanno sport, il 49,8% è occupata, il 17,6% è una studentessa e il 13,4% è casalinga. Tra chi non fa sport prevalgono le casalinghe, che sono il 34,3% del totale, seguite da pensionate (24,2%) e occupate (24,2% del totale), mentre le studentesse sono solo il 4,6%.


Lo sport è veicolo di benessere, inclusione e modernità. I dati dimostrano che le sportive lavorano di più e meglio di chi non fa sport, stanno meglio con sé stesse e con gli altri e adottano stili di vita più moderni e sostenibili. E nei territori dove sono di più le donne che fanno sport, c’è anche più lavoro e maggiore sviluppo.
Anna Italia, responsabile di ricerca Censis


LE SPORTIVE SONO PIÙ RESPONSABILI
Il rapporto del Censis sottolinea, inoltre, come il 45% delle donne che fa attività motoria la pratichi all’aria aperta: le sportive sono più vicine alla natura e mettono in atto una serie di comportamenti a minor impatto ambientale, che indicano una maggiore attenzione alla sostenibilità:

  • il 74,6% delle donne in età compresa tra i 18 e i 64 anni che fanno sport possiede una bicicletta, contro il 47,3% di chi non fa sport e il 63,8% della media Italia;
  • il 25,9% delle sportive acquista abitualmente prodotti biologici, percentuale che scende al 15,3% tra chi non fa sport.

Servono campagne mirate, incentivi e maggiori investimenti per avvicinare le bambine e le ragazze allo sport sin dalla giovane età, con il fine di affermare con forza il valore dell’attività sportiva femminile e il diritto delle donne di praticare lo sport anche a livello agonistico. Solo così lo sport potrà diventare davvero un veicolo per promuovere la parità di genere nella società. A tal proposito, oltre agli sforzi individuali di atlete e dirigenti, servono anche politiche coraggiose e lungimiranti da parte delle istituzioni.
Silvia Salis, vice presidente vicario Coni


TERRITORI E DIFFERENZE
La quota delle praticanti è pari al 36,3% del totale delle donne con più di tre anni nel nord-est, al 34% nel nord-ovest, al 31,9% al centro e precipita al 19,7% nel sud e nelle isole. A livello regionale si va dal 50,4% di praticanti nel Trentino-Alto Adige, al 13,4% in Calabria, preceduta da Sicilia (17,4%), Campania (17,7%) e Basilicata (17,9%). La correlazione tra pratica sportiva e occupazione è evidente se si osserva la graduatoria regionale costruita in base al tasso di occupazione femminile, che è quasi coincidente con quella delle praticanti. A fronte di un tasso medio di occupazione femminile che in Italia è del 51,1%, a livello regionale, si va da un massimo del 66,2% in Trentino-Alto Adige a un minimo del 30,5% in Sicilia, preceduta dalla Campania, dove il tasso di occupazione femminile è al 30,6%, e dalla Calabria con il 31,8%.

Fonte: Rapporto del Censis “Donne, lavoro e sport in Italia. Per la crescita dei territori e del Paese”


di Manuela Barbieri